lundi 20 juillet 2009

A VIAREGGIO HO VISSUTO IN PELLE PROPRIA LA PIU ’ SCONCERTANTE NON SCOPERTA DELLE PROVE ESSENZIALI CHE CERCAVO, A CAUSA DELLA DISTRUZIONE SENZA CONTROLLO DA PARTE DELLE AUTORITA’ LEGGERE ED INCOMPETENTI DELLE POSSIBILI SUDDETTE-

Io avevo giá scritto abbastanza intorno alle nostre inette autoritá, e molti mi hanno consigliato di non andarci cosí tanto pesante perché mi sarebbe potuto costare caro, ma dopo le ultime assurde circostanze, mi é proprio impossibile tacere.
Non só se veramente avrei trovato quello che cercavo nelle cose di Giacomo, anche se io ne sono pienamente certo che tra le sue cose c’era almeno una prova delle varie che io speravo trovare, só ora per cierto che la ultima speranza di incontrare un reale colpevole é finita al macero.
Si, ahimé, senza un controllo alcuno, le autoritá hanno creduto piú opportuno buttare tutto via senza aprire le scatole o la valigia che si vede nella foto.
Non é una mia gratuita deduzione, questa é la risposta che ho ricevuto dal capo dei vigili urbani della giurisdizione della Nuova Viareggio, nella persona del signor Giannoni.
L’uomo, gentilíssimo, non ha titubato minimamente nel mettermi al corrente del modus operandi da loro adottato in quel tanto peculiare caso-
Ma ripercorriamo insieme passo a passo, il procedere dei miei e di quelli di mia moglie movimenti per arrivare alla fine della nostra indagine della quale abbiamo dovuto ascoltare delle scuse tanto incoerenti e puerili.
1) Siamo andati all’anagrafe del comune di Viareggio e dopo aver effettivamente constatato la morte di Giacomo, non sapendo risponderci di dove avrebbero potuto portare le sue cose, siamo stati indirizzati al vecchio ospédale Tabaracci, nel quale avremmo incontrato la risposta che cercavamo.
2) Giacomo era un indigente, viveva solo, si sentí male il giorno 10 di febbraio del 2005 e giunse in ospedale giá in stato comatoso, non si riprese e morí il 18 dello stesso mese.
3) Al Tabaracci naturalmente mi domandarono quale incompetente ci aveva inviato lí e ci consigliarono di recarci alla sede degli Ospedali riuniti Della Versilla dove avremmo avuto piú fortuna.
4) Avemmo finalmente la tanto sperata fortuna, ma non prima di aver chiesto all’ufficio informazioni di chi fosse competenza quello che noi cercavamo, brancolammo per dieci minuti nel buio piú assoluto visitando un non só quanti imprecisati uffici (in)competenti, ma alla fine approdammo in quello giusto.
5) La polemica é d’uopo, specialmente dopo aver fatto una domanda tanto precisa alla quale nessuno sapeva rispondere.
6) Era disperante, chiedevo semplicemente se esistesse un magazzino dove la ASL custodisse per un tempo, per lo meno fino a quando qualche familiare fosse stato trovato, le sue appartenenze, essendo morto come indigente nelle case del comune dove risiedeva da quasi dieci anni in Via Bonifica 8, Al Varignano.
7) Mi guardavano come se avessi fatto chissá quale assurda richiesta, forse non esisteva nessun magazzino, o non erano previsti per questi casi.
8) Ci accompagnarono nell’ufficio URP relazioni pubbliche, dove finalmente fummo ascoltati, d’apprima come se venissimo da un’altro pianeta, poi poco a poco, dietro una mia insistenza, quasi spazientita, forse a ragione, causata per il momento contingente vissuto dalla cittá di Viareggio, cominció a sciogliersi dopo aver ascoltato la cadenza spagnola di mia moglie, trovando qualcosa in comune con lei. Suo figlio era sposato con una madrilegna, cosí per questa ragione socializzammo. Da quel momento in avanti la signora Micheletti fece anche di piú di quello che le competeva, dopo un vasto giro di telefonate, scoprí che effettivamente esisteva qualcosa che assomigliasse a quello che io cercavo, un magazzino nella cittá di Lucca. che raccoglieva queste cose.
9) Non si merita forse che io scriva quello che stó per dire di lei, peró anche se fú piú che valido il suo aiuto, voglio riferire quello che mi diceva quando ancora non aveva capito bene la mia domanda: “Signore mio, quando trasportiamo un infermo all’ospedale, normalmente non portiamo nell’ambulanza anche tutte le cose che gli appartengono.”
10) Incomprensibile, L’incoerenza é quello che piú mi disturba ascoltare.
11) Mi mise in contatto con il signor Claudio Bottaccini, suppostamente con il responsabile della raccolta e immagazzinaggio delle appartenenze di Giacomo, credo che il reparto si definisse URL in Lucca. Parlammo per quasi dieci minuti e li cominció lo sconcerto, per l’alternarsi di assersioni imprecise e confuse.
12) Notai da subito che l’uomo era stato preso in contropiede per le sue improvvísate quanto incoerenti risposte.
13) In primo luogo mi disse che custodirono quei cartoni per qualche mese, poi siccome cominciarono a sfaldarsi e a rigettare quello che c’era dentro, pensarono opportuno, senza controllo alcuno, buttare tutto al macero cosi come si trovava il tutto, perché gli faceva parecchio schifo .
14) Comunque mi avrebbe fatto un favore, mi avrebbe inviato via e.mail le foto che teneva in archivio e che esporró alla fine di questo relato.
15) Bottaccini mi fece il nome del comandante Giannoni cosí senza perdere tempo mi recai da lui al Terminetto.
16) Giá la mia indagine era compromessa, peró volevo sapere di piú. Giannoni mi ricevette con affabilitá, non era per niente sorpreso delle domande che a raffica cominciai a fargli, sembrava che Bottaccini l’avesse informato di noi.
17) Gli dissi che io ero l’unico amico di Giacomo e che stavo interessato alle sue appartenenze, perché in mezzo alle sue cose c’era anche qualcosa di mio. Mi disse che cercarono una parente sua, sicuramente Gloria sua sorella che non vedeva da piú di 43 anni, ma che lei disse loro che non voleva sapere niente di lui. Si mise al mio servizio scusandosi e riconoscendo piú volte di aver proceduto con troppa leggerezza, ma siccome Giacomo era incensurato, non vedevano la ragione di frugare nelle sue appartenenze prima di gettarle nel fuoco o al macero. Anche in questo non seppe rispondermi di come distrussero il tutto.
18) Sembrava dispiaciuto e senza dirgli di chi si stesse parlando e senza mai menzionare il mostro di Firenze, lui capí che si trattava di questo specifico caso.
19) Ricordo benissimo che per un attimo, come se stessi parlando confidenzialmente con un amico, lo rimproverai di tanta leggerezza per la mancanza di controlli, dicendogli che dentro quei cartoni, a parte le prove che io cercavo, avrebbero potuto esserci delle sostanze pericolose e che fú una grande incoscienza da parte sua non aver controllato il contenuto. Riconobbe tutto quello che io gli stavo imputando e forse in senso di riparazione mi disse che aveva un amico, un maresciallo dei carabinieri in pensione che amava questi intricati casi e che mi avrebbe messo in contatto con lui.
20) Lasciammo passare un paio di giorni poi mi recai al suo ufficio per domandargli l’indirizzo di Bottaccini, perché mi aveva promesso delle fotografie e non me le aveva ancora inviate. Mi disse che si avrebbe incaricato lui di farmele recapitare.
21) Al sabato mattina mi chiamó per dirmi di riunirci nel suo ufficio il lunedí alle dieci, il suo amico il maresciallo sarebbe stato li ad aspettarci. E di non scordarmi di portargli tutti i documenti che io dicevo avere di Giacomo.
22) Lo sentíi piú sicuro di se e mi parve dalla sua voce che avesse voglia di una rivincita.
23) Alle dieci di lunedí 13 puntuali mi aspettavano. Giannoni mi passó al pen drive le foto relative al trasloco ed io passai a lui le fotocopie del curriculum di Giacomo. Si tradí diciendomi che le appartenenze di Giacomo erano troppo contaminate e pericolose pertanto che le buttarono letteralmente giú dalla finestra del secondo piano direttamente sul camion. Le interdizioni si rincorrevano e si accavallavano sempre piú confuse, praticamente si stava contraddicendo dicendo che quelle cose non arrivarono mai a nessun magazzino e che invece furono direttamente al macero. Per i vicini la veritá era diversa: portarono giú per le scale una grande quantitá di pacchi giá pre-preparati, praticamente rimasti chiusi sin dal suo ultimo trasloco da Torre del lago quasi dieci anni prima, come anche Giannoni mi raccontó, dando valore alle mie tesi esposte in un libro mai editato peró con documento registrato nella proprietá intellettuale di Venezuela, datato marzo di quest’anno.
24) Uno dei due, Bottaccini o Giannoni avevano mentito sul destino di quei pacchi, Perché? Per quale ragione occulta avevano voluto essere tanto imprecisi da non dirmi la veritá? Forse come dice un detto, “ La ragione é la virtú dei forti” e loro non ce l’avevano questa virtú?
25) Seduti in croce, Giannoni davanti al ex maresciallo ed io davanti a mia moglie, eravamo ben situati per scrutarci negli occhi.
26) Il maresciallo, il signor L……, mi pregó di non riferire il suo nome, mi riempí di domande, ma forse per una certa deformazione professionale, preferí parlare lui anziche ascoltare quello che avrei voluto dirgli, a poco gli interessarono i cenni, il profilo di Giacomo e tutte le circostanze strane di cui era ricco il suo currículum, mi disse che lui non avrebbe perso tempo dietro a quello che io pensavo, che per lui il Pacciani era colpevole, pur riconoscendo la perfezione chirurgica dei tagli fatti certamente da un professionista del bisturí, che non poteva essere lui, che dietro c’era un’altra mente e che la pista esoterica era la piú probabile.
27) Sconcertante.
28) Ci lasciammo scambiandoci il nostro indirizzo elettronico per restare in contatto, ugualmente qualcosa avrebbe fatto, avrebbe indagato sulle basi che gli avevo fornito.
29) Le loro occhiate d’intesa a seconda del momento, non passarono inosservate da mia moglie. Una volta di piú mi dava l’impressione che non ci fosse la volontá di continuare con questo caso da parte loro, o meglio volevano nascondere i loro errori e per questo cercavano di dissuadermi dal proseguire nella mia curiositá,
30) Puó sembrare molto polemico il mio scritto, ma sono anch’io un toscano non dimentichiamocelo. Noi siamo fatti cosí.
31) C’é un particolare che potrebbe essere importante: nel 91 Giacomo in casa sua rispondendo alla mia domanda,” che ci facesse con quei sei metri cubi di giornali e riviste”, rispose che non erano suoi ma bensí del padrone di casa. Domandando a GIANNONI se avesse per caso visto il contenuto di quelle scatole, mi rispose che erano piene di giornali e riviste, pertanto ritenne opportuno credere che tutte le scatole contenessero giornali e riviste e niente altro che questo.
32) Perché Giacomo mi mentí quella volta? Forse non significa niente.
33) Passeró queste ultime e definitive informazioni al forum perché ne facciate l’uso che pensate piú opportuno, ho declinato la opzione di incontrarmi con qualcuno di voi per recarci insieme a fare queste ricerche perché non conoscendoci non volevo che si creassero delle confusioni. Non vi ho sottovalutati, per questo vi passo queste informazioni.

Il mio nome é Guido Rossi e la mia email é : pagueygy@hotmail.com

Come vedete non sono un anonimo, saró a disposizione di chi voglia saperne di piú, con la speranza che qualcuno faccia il casino che é necessario fare in questi casi.

Tanta leggerezza non puó restare sempre impunita
Di seguito mostro le foto come da perizia dei vigili urbani.

Cordiali saluti a tutti e buon lavoro.


PS : Qua sotto le foto di cui parlo nel testo

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