Ecco alcune precisazioni mandate ad HENRY62 :
22/07/2009
EGREGIO HENRY 62
Le sono grato per essere riapparso spronandomi a portare avanti le mie proprie indagini, le ho fatte, ma purtroppo per ragioni che cercheró di spiegarle, una volta di piú mi hanno portato davanti a un muro per il momento invalicabile.
Ora chi potrebbe essere stato il mostro, per me non é piú prioritario. Una rabbia sorda mi pervade per l’ impotenza che mi hanno causato i risultati delle mie indagini.
Qui di seguito le faró il riassunto delle mie deluse conclusioni:
Il 6/7 mi sono recato in compagnia di mia moglie al comune di Viareggio per chiedere informazioni sul mio amico deceduto Giacomo P.
Alla domanda: dove immagazzinano le appartenenze di un indigente senza famiglia e quale iter seguono questi oggetti, mi hanno risposto che avrei avuto questa risposta in un ufficio del ex ospédale Tabaracci. Mi reco immediatamente al Tabaracci e come quasi sempre accade in questi casi, mi dissero che loro ben poco sapevano di questo e cominciando a scambiarsi complimenti, che non venivano al caso, dettero dell’incompetente a chi mi aveva indirizzato lí- Cercando di darmi un aiuto mi indirizzarono a Pietrasanta e agli Ospedali Riuniti Della Versilia. Proprio quel giorno erano in subbuglio per i fatti di Viareggio e compresi che ero giunto in un momento sbagliato, in ogni modo qualcuno mi accompagnó a cercare un ufficio che poteva fare al caso mio. Girammo quattro uffici fino a che approdammo in quello della signora Micheletti, responsabile delle relazioni pubbliche dell’ASL.
Giá dal primo momento a quella signora le sembrarono strane le mie domande e giá disperavo proseguire quando mia moglie cominció a fare qualche domanda a sua volta. La signora Micheletti, accortasi che mia moglie aveva una cadenza spagnola, che le ricordava quella di sua nuora madrileña, si sciolse e cominció a volerci aiutare.
Anche se le mie domande erano precise, comunque le costó comprendere la mia richiesta, perché per tre volte mi rispose che quando una ambulanza fa un intervento d’urgenza normalmente non portano all’ospedale anche tutte le sue appartenenze.
Queste risposte mi facevano cascare le braccia ma non potendo demordere, insistendole si mise in moto e dopo un giro interminabile di telefonate, trovó finalmente la strada giusta.
Mi mise in contatto col signor Bottaccini Claudio, responsabile del trasloco del nostro caso, col quale potei parlare al telefono per lungo tempo.
Quel signore mi sembró fin dal principio abbastanza imbarrazzato dalle incipienti domande e conseguenti rimproveri che io gli facevo, cosí, credendo che io fossi della famiglia, come gli aveva riferito la signora Micheletti, senza farmi ulteriori domande e di conseguenza indagare se effettivamente lo fossi, dati i precedenti archiviati, nei quali non si trovó nessuno che vantasse questo diritto, in modo confuso mi buttó li una confessione che non potei accettare.
Nel primo momento mi disse che tennero in un magazzino le scatole chiuse per piú di sette mesi, ma che poi cominciando a sfaldarsi, probabilmente per l’umiditá alcune di esse, ritennero opportuno, senza ulteriori controlli o cernite, mandare al macero il tutto, ritenendo di nessuna importanza il contenuto delle stesse e sopratutto di alta pericolositá contaminante, a causa delle condizioni di come le trovarono.
PERCHÉ BOTTACCINI AVREBBE DOVUTO INFORMARE IL COMANDO DI NUOVA VIAREGGIO NELLA PERSONA DI GIANNONI, 7 MESI DOPO DELL’IMMAGAZZINAGGIO, DEL CONTENUTO DI GIORNALI E RIVISTE CADUTE DALLE SCATOLE SFALDATE?
COME POTEVA GIANNONI SAPERE CHE QUELLE SCATOLE CONTENESSERO GIORNALI E RIVISTE SE SETTE MESI PRIMA PORTARONO VIA IL TUTTO SENZA FARE DEI CONTROLLI?
GIANNONI MI MISE UNA PULCE NELL’ORECCHIO QUANDO SICURO MI RISPOSE CHE DOPO UNA PRIMA MINIMA CERNITA, SI ACCORSE CHE QUEI CARTONI CONTENEVANO GIORNALI E RIVISTE.
GIACOMO P., PERCHÉ MI MENTI’ SENZA AVERNE BISOGNO, IN QUELL’ULTIMO NOSTRO INCONTRO, QUANDO GLI DOMANDAI DI CHI FOSSERO QUEI SEI METRI CUBI DI RIVISTE E GIORNALI ACCATASTATI NEL CENTRO DELL’UNICA STANZA D’ENTRATA DELLA CASA DI TORRE DEL LAGO, QUANDO 18 ANNI DOPO ME LI RITROVO BEN CUSTODITI DENTRO DEI CARTONI, RIMASTI CHIUSI DOPO L’ULTIMO TRASLOCO ALLA CASA DEL COMUNE DI VIAREGGIO, IN VIA BONIFICA 9 ¿
PERCHÉ GIANNONI MI DISSE CHE QUANDO FECERO IL TRASLOCO, PER PAURA DI CONTAMINARSI COL CONTATTO DI QUELLE POVERE E SUDICIE COSE, LE BUTTARONO LETTERALMENTE DALLA FINESTRA DIRETTAMENTE SUL CAMION E POI DIRETTE AL MACERO, QUANDO DECISERO DI RIPULIRE L’APPARTAMENTO PER ASSEGNARLO AD ALTRO INDIGENTE, CONTRADDICENDO CIÓ CHE MI AVEVA RIFERITO BOTTACCINI ¿
UNA COSA CHE MI COLPÍ, E´CHE SENZA ANCORA FARE IL NOME E CON SOLTANTO DARGLI L’INDIRIZZO DI GIACOMO P., NON COSTO´ PER NIENTE A GIANNONI RICORDARSI DI QUEL PECULIARE CASO PASSATI 4 ANNI E MEZZO.
Giacomo P. il 10 febbraio 2005 fú trasportato d’urgenza agli Ospedali Riuniti Della Versilla giá in coma e lí morí il 18 febbraio dello stesso anno.
Giannoni dette ordine in primo momento di murare la porta di casa di via Bonifica 9 e il trasloco avvenne circa un mese dopo.
SIA PRIMA, DURANTE E DOPO DELLA OPERAZIONE DI CHIUSURA ERMETICA DELLA PORTA, CHI HA CONTROLLATO GLI OPERAI CHE NON SI APPROPRIASSERO DELLE COSE PIÚ IMPORTANTI, ROVISTANDO?
O DOPO NEL FAMOSO MAGAZZINO, QUANDO I CARTONI SI SFALDARONO?
Alla domanda se avesse perlomeno aperto la valigia che si vede nella foto, Giannoni mi rispose candidamente, di no.
SCONCERTANTE.
Si offrí di farmi conoscere un maresciallo dei carabinieri di Viareggio in pensione di nome L……., che a suo tempo seguí un poco il caso e che, a detta di Giannoni, si dilettava dietro a questi casi irrisolti.
Mi chiamó a sorpresa un paio di giorni dopo, per dirmi che aveva fissato un incontro con quel maresciallo per le dieci della mattina del lunedí, di portare tutti i documenti in mio possesso relativi al currículum vitae di Giacomo, che io avevo messo a loro disposizione, e lui in cambio mi avrebbe dato le foto, del dossier GIACOMO .
MI PARLÓ CON PIÚ SICUREZZA.
Giunse il lunedí mattina e puntuale alle dieci raggiunsi il comando dove si trovava Giannoni e li conobbi L……. Il maresciallo, che non volle che io facessi il suo nome.
L’uomo mi parve dapprincipio interessato ed interessante e cominció a farmi domande, ma quando mi chiese cosa mi spingesse e che cercavo veramente, non potei solo rispondergli che cercavo qualcosa di mio in mezzo a quelle cose e che ero motivato soltando dalla sete di veritá, dovetti dirgli che per amore di una passione antica, lo scrivere, volevo cercare piú prove e per me, ovvie ragioni, avevo ragione di credere che le avrei trovate tra le povere cose di Giacomo.
Io e mia moglie eravamo seduti uno di fronte all’altro e L…….di fronte a Giannoni, dalle nostre rispettive posizione era impossibile che ci sfuggisse qualsiasi cenno o smorfia dei due.
Piú di una volta catturammo dei segnali tra i due, qualcosa mi sfuggiva.
I due mi stavano nascondendo la veritá e per fuorviare le mie domande il maresciallo trasse da un minuscolo marsupietto una calibro 22 minuscola e cercó di mettermi qualche cosa di nuovo nella mente.
Poi mentre stavamo visionando le foto della casa dove viveva Giacomo, non mi lasció proseguire nel racconto che doveva servire a metterlo sulla mia pista, per dirmi con sicurezza estrema che quel signore non c’entrava per niente nella faccenda e che lui credeva fermamente che il colpevole era il Pacciani, anche se doveva ammettere che i tagli delle varie asportazioni erano troppo perfetti, e che credeva alla pista esoterica.
Rimasi senza parole rendendomi conto una volta di piú che era piú comodo pensarla cosí e basta, peró questa risposta detta con tanta fermezza, mi fece ancora una volta di piú dubitare della loro buona fede.
Ci crede lei che abbiano buttato via tutto senza fare prima una accurata cernita degli oggetti anche se Giacomo era un incensurato?
Quando le autoritá cercarono sua sorella Gloria, loro si sentirono sicuri di agire come meglio gli sarebbe piaciuto dopo che lei disse loro che non voleva sapere niente delle sue cose e tanto meno avere a che fare con lui.
I giornali e le riviste non erano piú importanti che della sua pistola, la sua (mia) spada dorata, i suoi trofei…..i suoi libri dei suoi filosofi preferiti, il suo coltello da marina, il suo bisturí, la sua luce da speólogo e di altre piccole cose che avrebbero potuto aiutarmi a ricostruire delle prove, o a cancellare il dubbio.
Io non sono un detective, ma non credi che loro avessero il dovere comunque di controllare?
Se potessi farei una grande denuncia alle istituzioni italiane per come operano con tanta leggerezza, lo farei, ma non só come fare.
Attenderó una sua risposta poi la passeró al blog e al forum, ancora non voglio arrendermi e stia tranquillo che il libro non uscirá mai senza aver svelato prima completamente il caso.
Se si potesse riaprire il caso, indagherei Bottaccini e la sua troupe, e perché no anche Giannoni, loro sanno piú di quello che mi hanno detto-
IN CHE DATA SI SCOPRÍ DI CHE ARMA SI TRATTASSE QUELLA USATA DALL’ASSASSINO E SI COMINCIÓ A PARLARE DI LEI ¿
QUANTI TIPI DI ARMI POSSONO SPARARE UNA OGIVA DEL CALIBRO 22 ?
Se tutti quelli che hanno seguito la mia pista sono sicuri che io non ho ragione, significherá che sono certi di una altra veritá.
Quale?
CORDIALI SALUTI - GUIDO ROSSI
Dalle foto s’intende che era posseduto dalla síndrome di Diogene, ma da una prima fugace indagine si vedono dei cartoni in ordine ed una valigia mai aperta vicina alla spazzatura, ma protetto e catalogato, si vede un cartone con la data 1999, segno che comunque non aveva perso la sua buona abitudine di separare le cose buone da quelle inservibili.
Ripeto, é vero che non sono un detective, ma é vero anche che non sono un superficiale e per questo non mi lascio ingannare tanto facilmente.
“ IL MALE RIESCE BENE QUANDO SI VESTE DI SACRO E HA UN IDEALE DAVANTI A SE “ …. Benigni…
26/07/2009
GRAZIE PER AVERMI PASSATO DELLE INFORMAZIONI SULL'ARMA, DA QUELLO CHE CAPISCO, ANCHE SE PUÒ ESSERE COINCIDENZIALE, LEI HA DATO PIÙ VALORE AL FATTO CHE GIACOMO DISSE NEL 91 CHE LA SUA BERETTA ERA UGUALE A QUELLA USATA DAL PACCIANI.COME FACEVA A SAPERLO CON TANTA ESATTEZZA?LO SÒ CHE PER LEI QUESTO NON SARA' RILEVANTE, NON CI SONO PROVE, PERÒ VOGLIO RICORDARLE CHE FÙ RIPORTATA LA SCOPERTA NEL GIARDINO DI PACCIANI DI ALCUNE PARTI DI UNA BERETTA 22. LA SORELLA DICHIARO`ALLA POLIZIA CHE NON VOLEVA SAPERNE DI LUI E TANTO MENO DELLE SUE COSE.RUPPERO I RAPPORTI NEL 62 QUANDO RUTH, LA MOGLIE DI GIACOMO LA BUTT'O FUORI DI CASA INSIEME AL PADRE.RUTH, LA SPOSA, FÙ LA CAUSA DETONANTE DELLA SUA FUTURA FOLLÌA, SE NE ANDÒ A VIVERE IN SPAGNA COL SUO AMICO E POCO SI SEPPE DI LEI NEL TEMPO AVVENIRE. IN CASA MIA DI VIAREGGIO HO ANCORA QUALCHE CARTOLINA CHE MI SCRIVEVA QUANDO VIVEVO IN GERMANIA E A MILANO, COME LA TROVO POTRÒ INVIARGLIELA PER CONTROLLAR LA GRAFOLOGIA. SO`CHE SARÀ DIFFICILE, MA LA LETTERA CON IL PEZZETTO DELLA FRANCESE DEL 85 AVEVA UN FRANCOBOLLO.ANCORA SI SAPEVA POCO O NIENTE DELL’ADN, SE AVESSE USATO LA SALIVA SAREBBE POSSIBILE INDIVIDUARLO? SENTA HENRY, VORREI CHE LEI ABBASSASSE LA GUARDIA CON ME, DAL NIENTE HO OFFERTO UN MUCCHIO DI ELEMENTI, LEI VORREBBE L'ARMA, SE LO LASCI DIRE,.... ANCH'IO, COSÌ NON AVREI BISOGNO DI FARMI PRENDERE PER MATTO. CORDIALI SALUTI GUIDO
26/07/2009
SIGNOR HENRY, MI VIENE IN MENTRE UN'ALTRA COSA CHE POTREBBE ESSERE IMPORTANTE:CREDO SIANO CONSERVATE IN CASA MIA DELLE CARTOLINE CHE GIACOMO MI MANDAVA, A PARTE RICAVARNE LA GRAFICA, DOMANDO SE FOSSE POSSIBILE ANALIZZARNE LA SALIVA E CONFRONTARLA CON QUELLA DELLE LETTERE ANONIME.GIACOMO NON È MAI STATO MALATO ED ERA LIGIO AL LAVORO, PER NIENTE AL MONDO AVREBBE PRESO UN PERMESSO E TANTO MENO ASSENZE.ALLO STATO CIVILE DI VIAREGGIO NON CI SONO SEGRETI, CHIUNQUE PUÒ DOMANDARE SULLO STATO DELLA SUA SALUTEDALL'83 ALL'89 PIÙ O MENO LAVORÒ ALLA MISERICORDIA DI TORRE DEL LAGO, GUIDAVA AMBULANZE, SI PUÒ CONTROLLARE LA'DI NUOVO, SALUTI GUIDO
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